domenica 27 aprile 2008

Lettera # 4 - Il sacrificio del Cristo sulla croce.

Cosi come quindi, con la venuta di Gesù Cristo, Dio che si è fatto uomo, per 'abbassarsi' ai nostri livelli, a quelli umani, ha vissuto una vita normale per non dire comune fino ai 30 anni. Passò il resto della sua breve esistenza terrena, annunciando l'Amore di Dio a tutti gli uomini, denunciava il legalismo religioso cosi imperante in quella società. Era per tutti i versi un rivoluzionario non solo per come si rapportava alle tradizioni ma anche per il modo in cui condannava la religiosità - spesso un vuoto e sterile precettismo e ritualismo.
A tutto questo Gesù sostituisce l'unica Legge, quella più importante, la legge dell'amore.

Ma avendo anche ricevuto la parola l'uomo era pur sempre soggetto al peccato, nella sua condizione umana, imperfetta e sempre pronta ad errare (anche in senso figurato, errare lontano dal Signore). Perciò ci voleva un ultimo sacrificio e che sacrificio, Dio che manda suo figlio, per farlo flagellare e poi fare morire sulla croce per i nostri peccati!!
E mediante il suo sangue che siamo stati lavati, resi giusti davanti al Signore. Questo era l'ultimo sacrificio. Da allora in avanti non se ne sarebbero più compiuti.
Emblematiche le parole che Gesù disse sulla croce, poco prima di spirare, disse "è compiuto" !!
Compiuto cosa? Il suo sacrificio, in quel momento è come se avesse detto al Padre: 'ora ho già pagato " pagato per i nostri peccati, ci ha riscattati col proprio sangue, per liberarci da una morte certa perché da soli non eravamo in grado di giungere alla salvezza. Compiuto l'ultimo sacrificio, quello che pretendeva la vita sua, in quanto il Primogenito del Padre.

Ogni volta che diciamo che per salvarci ed avere vita eterna bisogna fare questo, poi quello poi quell'altro ancora, è come se diminuissimo l'enorme significato che è stata la croce di Cristo, e un po' come se non apprezzassimo appieno il suo sacrificio che ci ha portato la vita eterna e che ha sconfitto la morte.
Il solo sacrificio di Cristo, è sufficiente per redimere ogni essere umano, basta soltanto farlo entrare nel proprio cuore - ma è una cosa cosi incredibile e per noi umani cosi poco comprensibile, che nel corso del secoli gli umani hanno aggiunto tante altre dottrine, precetti e regole - dicevano Gesù è si morto per te sulla croce, però per salvarti devi fare questo e quell'altro, ma questi erano tutti precetti e regole umane e che non venivano da Dio - quindi come ogni regola e imposizione umana, non ci portava ad avvicinarci al Signore, bensì a compiere azioni vane e vuote, credendo di guadagnarsi la salvezza in questo modo.
Ma ahimè, che errore!!! Come si può comperare col vile denaro umano, qualcosa che ci è stato liberamente e spontaneamente donato ?? Si può comperare con del denaro la Salvezza eterna?? No, non bastava, il Figlio Primogenito è dovuto andare sulla croce per noi e al posto nostro - al posto di ognuno di noi. Cristo è andato sulla croce per me e per te !!

Ma Gesù, sulla croce non mori di morte naturale, bensì rese lo Spirito tornò al Padre, per poi stare alla sua destra, un Re di gloria, nostro redentore, che ora regna gloriosamente in cielo e che mentre era in terra era schernito e aveva si una corona ma non di oro e metalli preziosi, non di rubini o diamanti, bensì una corona di spine.
Quella corona di spine ora è diventata una corona nel Regno celeste, e grazie al suo sacrificio sulla terra, tutti noi potremmo un giorno contemplarlo e vivere in uno nuovo stato di esaltazione!!

lunedì 21 aprile 2008

Isaia 11; 6-7


E il lupo dimorerà con l'agnello, e il leopardo giacerà col capretto; e il vitello, il leoncino e il bestiame ingrassato staranno assieme; e un fanciullo li condurrà.

E la mucca e l'orsa pascoleranno; i loro piccoli giaceranno insieme; e il leone mangerà paglia come il bue.

venerdì 18 aprile 2008

Cantare sul treno.


Seduto nella fredda carrozza Jack si tirò il berretto sulle orecchie. Già da parecchie ore era intrappolato sul treno con gli altri passeggeri. La locomotiva e la prima carrozza dell’espresso serale erano deragliate in un posto sperduto. L’unica cosa che potevano fare era aspettare che arrivassero soccorsi. Era il 1959, in pieno inverno e nel mezzo della notte. Non c’era elettricità, non c’era riscaldamento e non c’era luce al di fuori delle torce elettriche del conduttore e di alcuni passeggeri.Jack sapeva che ci sarebbe voluto un po’ prima che qualcuno si rendesse conto che l’espresso era in ritardo e lanciasse l’allarme. Le spedizioni di soccorso dovevano essere organizzate e poi mandate avanti con molta cautela. Dall’altra direzione potevano mandare un treno sull’unico binario, ma avrebbero dovuto farlo con estrema cautela perché non sapevano se si sarebbero trovati di fronte all’espresso in ritardo in arrivo dalla parte opposta. Il sistema di segnalazione su questi binari era antiquato e Jack, appassionato ditreni, lo sapeva bene. Le ricerche vere e proprie, concluse tra sé, non sarebbero cominciate che la mattina successiva.Tutti i passeggeri erano usciti dai vagoni non appena il treno si era bruscamente fermato. La locomotiva e la prima carrozza erano uscite dai binari e si erano bloccate in fondo alla scarpata ghiaiosa, ma erano ancora in piedi. Mira-colosamente nessuno era rimasto ucciso, anche se il macchinista e il suo secondo avevano subito brutte ferite alla testa.Li avevano portati dentro ad una della carrozze per passare la gelida notte insieme agli altri passeggeri, molti dei quali erano rimasti anch’essi feriti. Dava frustrazione e timore sapere che sarebbero rimasti lì senza molte possibilità di soccorso fino al mattino.Poi qualcuno nella carrozza dove stava Jack cominciò a cantare. Era la vecchia canzone di Vera Lynn, della seconda guerra mondiale, "Le bianche scogliere di Dover". Ben presto tutti si unirono in coro. Quando la canzone finì, qualcun altro ne cominciò un’altra."Cantammo tutta la notte", ricorda Jack. "Non importava che canzone fosse. Cantammo canzoni popolari, vecchi ballabili, inni religiosi, perfino canzoni di Natale. Finché cantavamo ci sentivamo meglio. Arrivarono persone dalle altre carrozze e ci stipammo tutti il più possibile per tenerci caldi. Quasi nessuno si conosceva, ma ci trovammo tutti affratellati dal disastro, consolandoci a vicenda."Era un gruppo variegato, da reclute dell’esercito che tornavano in caserma dalla licenza, a giovani famiglie, alcuni anziani, perfino alcuni tipi che non avrei voluto incontrare da solo di notte, eppure tutte le barriere sociali erano cadute. C’era un tipo enorme – più tardi appresi che si chiamava Clifford – che al momento del disastro se n’era uscito con una tale sfilza di bestemmie che non credo di averne sentite tante in vita mia. Però fu lui che prese in braccio il macchinista, lo portò sulla carrozza e si prese cura di lui per il resto della notte, come una specie di incrocio tra un angelo e un infermiere. Se ho mai conosciuto qualcuno in vita mia che fosse un diamante grezzo era proprio lui."Ero abituato a giudicare il libro dalla copertina, ma devo ammettere che nel caso di quest’uomo mi sbagliavo – e probabilmente mi ero sbagliato molte altre volte in precedenza. Poche cose tirano fuori il meglio in una persona come le difficoltà."Sotto molti aspetti fu la notte più incredibile della mia vita e feci molti amici tra quelle persone. Quando arrivarono i soccorsi la mattina successiva, quasi mi dispiacque".Quella notte disastrosa, isolati in mezzo al nulla, Jack e gli altri passeggeri fecero molte amicizie durature. Decisero di ritrovarsi ogni anno alla data dell’in-cidente. Jack andò alle nozze di alcuni e ai funerali di altri. Clifford diventò infermiere in un ospedale e in seguito prese servizio su un’ambulanza. A quanto pare la notte dell’incidente era uscito da poco dal carcere ed era in viaggio per andare a regolare i conti con alcuni vecchi compagni. "Quel disastro mi impedì di combinare un disastro nella mia vita", raccontò a Jack alcuni anni più tardi, durante una delle loro riunioni.La vita di Jack seguì il suo corso – tra le altre cose divenne mio padre. Non fu una vita proprio straordinaria, dirà qualcuno, ma quella notte imparò una lezione importante che non si stancò mai di ripetermi. Le nostre esperienze peggiori a volte possono rivelarsi tra le migliori e possono dare il via a grandi amicizie.

mercoledì 16 aprile 2008

Lettera # 3 - Gesù davanti a Pilato.


La Passione del Cristo, nel Vangelo di Giovanni, è per molti versi unica e si differenzia nettamente dagli altri tre Vangeli sinottici.
E soltanto nel IV Vangelo, infatti, che il racconto della Passione conferisce a Gesù una maestà e regalità in grado di padroneggiare i suoi accusatori e carnefici.
Singolare poi il comportamento e la figura di Pilato, che sin dall'inizio sembra essere riluttante nel condannare Gesù ed è sicuro di trovarsi davanti da un uomo innocente. E preso tra due fuochi, da una parte quindi, il suo desiderio di salvarlo, dall'altra le urla e le pretese della folla inferocita che voleva metterlo a morte. Non solo, sembra quasi che Pilato quasi avverta la trascendenza del Cristo, anche se non ne è consapevole. Singolare ad esempio è il breve dialogo tra i due ben evidenziato nei passi Giov. 18:33-34 quando Pilato chiede a Gesù se questo fosse il Re dei Giudei, mentre Gesù gli rispose con le sue parole: "Dici tu questo di tuo, oppure altri te lo hanno detto di me?" . Pilato sembra quasi che si senta di stare di fronte ad un uomo non solo innocente, ma che addirittura trascende la sue dimensione umana - condizione questa che Pilato non era in grado ancora di capire appieno.
Dall'altra parte, la folla inferocita, inneggia alla sua crocifissione, ma non solo, in modo del tutto opportunistico ed ipocrita, percependo la riluttanza di Pilato, inneggiano alla loro 'fedeltà' all'Impero romano e a Cesare - soprattutto quando dicono, nei versi Giov. 19:12 "ma i Giudei gridarono: se liberi costui non sei amico di Cesare" mentre raggiungono il culmine quando nel versetto 15 gridano" Noi non abbiam altro Re che Cesare".
Ora è facile capire perché Pilato abbia deciso di consegnare Gesù a loro, perché lo crocifiggessero: il suo rifiuto potrebbe costargli caro nella sua carriera politica, ed essere dichiarato nemico di Cesare potrebbe avere avuto delle conseguenze gravi.
Una certa attenuazione della sua colpa si nota inoltre nei versi Giov. 19:11 "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse dato dal'alto" sembra quasi volere dire a Pilato, che lui in fondo altro non è che una pedina, una ruota del grande ingranaggio, e che in fondo non è cosi potente come gli sembra essere, con questo attenuando in gran parte la sua colpa. Pilato, dall'altra parte senti di avere in un certo senso 'le mani legate' e di non potere fare molto, e soprattutto di non potere lasciare andare Gesù contro il volere della folla, senza condannarlo a morte. Il fatto che lo abbia fatto flagellare, dimostra soltanto la sua volontà di lasciarlo andare dopo averlo 'punito' pensando che in questo modo la folla, si sarebbe accontentata di vederlo flagellato per essere soddisfatta.
I Giudei, quindi, che fingendo per opportunismo la fedeltà a Cesare e all'Impero, sanno che questo sarebbe stato l'unico modo per convincere Pilato a fare crocifiggere Gesù, perché soltanto con la crocifissione di Gesù tutto il loro assetto religioso e politico sarebbe rimasto intatto.
Insomma Gesù era stato troppo Rivoluzionario per loro e lo temevano fortemente.
Pilato invece, rappresenta in parte il fedele medio, quante volte noi stessi ci siamo trovati in situazioni simili e ci siamo comportati allo stesso modo?? Quante volte ci siamo lavati le mani voltandoci di spalle perché la cosa in fondo non ci riguardava?
Emblematica poi è stata la scritta apposta da Pilato sulla croce in Giov. 19:19 che diceva: "Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei" apposta in ben tre lingue; in ebraico, in greco, ed in latino mentre i sacerdoti accorti si della scritta gli dicevano di cambiarla, in Giov. 19:21-22 - mentre Pilato a quelle parole rispose loro: "Quello che ho scritto, ho scritto".

E quindi possibile, e del tutto probabile, che Pilato sia diventato, anche se inavvertitamente e un po' inconsciamente, uno dei primi testimoni del Cristo nella storia!!

domenica 13 aprile 2008

Lettera #2 - La Legge dall'Amore e il superamento dell'antica legge mosaica.


Rialacciandomi quindi al post precedente:

Liberamente quindi abbiamo ricevuto la Salvezza tramite l'espiazione di Gesù sulla croce per i nostri peccati, e altrettanto liberamente dobbiamo donare noi, ma unicamente come segno di gratitudine verso Dio per il dono che ci ha fatto - non per guadagnarci alcunchè (anche perchè, da soli e mediante soltanto le nostre opere non saremmo in grado di salvarci se non mediante Gesù Cristo).
Facciamo quindi il bene, le 'opere buone' non per averne un premio (che già abbiamo ricevuto) ma come testimonianza dell'Amore di Dio per noi, dobbiamo in pratica cercare di imitare l'amore disinteressato di Dio nei nostri confronti verso i nostri fratelli qui sulla terra.

E questa l'essenza dell'Amore vero - non è calcolatrice, non si manifetsa per avere un premio - ma è una libera espressione di altriusmo solo per il fatto che l'altro esiste!
Un bambino che è gentile ed educato soltanto perchè riceverà un regalo, non lo fa per un vero sentimento di amore verso il genitore, besni soltanto per avere dopo il suo premio. Allo stesso modo, un bambino che si comporta bene per paura di venire punito, non lo fa per amore verso il genitore, ma soltanto perchè ne è impaurito - passato il 'pericolo' di venire punito, si comporterà di nuovo in malomodo.
E quindi incredibile quante persone, anche religiose, compiono il bene qui sulla terra per poi 'guadagnarsi' la ricompensa nei cieli. Pensateci, sarebbe questo il vero Amore???

E proprio per questo quindi che è sufficiente credere in Cristo per potersi salvare - perchè nessuno si 'gonfi' credendosi migliore dell'altro (magari perchè ha compiuto molte 'opere buone') e quindi piu meritevole di salvezza. Non è con questo spirito che dobbiamo presentarci davanti al Signore!! Bensi dobbiamo avere il cuore contrito, ben consapevoli delle nostre debolezze e dei nostri limiti e dobbiamo essere pieni di gratitudine per l'opera salvifica nei nostri confronti da parte di Gesù.

Dopo l'avvento di Cristo quindi, l'antica legge mosaica e stata compiuta o adempiuta a questa ne è entrata una nuova, per molti versi di una semplicità estrema ma non banale - Ama Dio con tutto il tuo cuore, e ama il prossimo tuo come te stesso.
La legge dell'amore quindi ha soppiantato la antica legge mosaica, fatta di sacrifici, precetti, regole e prescrizioni in ogni campo della vita.
A un crsitiano è permesso tutto, ha la piena liberà di agire nella propria coscienza e pieno libero arbitrio. E sufficiente che si sforzi di seguire la Legge dell'Amore per non avere più alcun bisogno della antiche leggi e precetti!!
Dirò di più, un uomo non dovrebbe avere neppure più bisogno di leggi - perchè l'unica Legge che ha e che segue, quella dell'Amore è già iscritta nel suo cuore e se la rispetta e vive in accordanza con questa non può sbagliare.
Quante persone dicono : "Io non rubo, perchè c'è scritto nei Dieci Comandamenti che non è lecito farlo" oppure "Io sono contro la pena di morte perchè nei Dieci Comandamenti sta scritto che è vietato uccidere" e di esempi cosi ne potrei citare ancora tantissimi - ma pensiamoci bene, è soltanto per questo che noi queste cose non le facciamo?? Oppure sentiamo già dentro di noi che sono cose intrinsecamente sbagliate perchè vanno contro il principio dell'amore e della compassione verso il prossimo??
Un cristiano evuluto, non dovrebbe più avere bisogno di alcuna 'legge' scritta, dovrebbe averne una, che le comprende tutte e che dovrebbe essere iscritta nel suo cuore.

Lettera #1 - Il messagio fondamentale del Cristianesimo - Credi in Gesù e sarai salvato!!


Scrivo ciò, che è il frutto delle mie riflessioni, o meglio una Rivelazione di cui ho avuto conferma leggendo anche scritti di molti altri autori.

Tutto l'Antico Testamento è permeato dal cosiddetto Patto tra il Popolo di Israele e Dio stesso. Ogni fedele doveva seguire un rigido canone di leggi, precetti, obblighi ecc.. nell'Antico Testamento molte pagine sono dedicate ai sacrifici - a come devono essere fatti e quando. Ogni giudeo che avesse trasgredito le 'regole' doveva poi riconciliarsi con Dio offrendo in sacrificio al Signore un animale - il sangue di quell'animale espiava il peccato.
Questo in tutto l'Antico Testamento (chiamato anche Antico Patto) e prima della venuta di Cristo.

Con l'avvento del Cristo, si è verificata una vera e propria Rivoluzione - Gesù Cristo, mediante il suo sacrificio sulla croce ha posto fine ai sacrifici animali per i peccati degli uomini, una volta per tutte!!
Oggi, pochissimi ne hanno piena coscienza, e non si rendono appieno conto del fatto che soltanto credendo in Gesù Cristo e nel suo sacrificio espiatorio, siamo stati giustificati, ovvero resi giusti davanti a Dio.
Pochi notano appieno la portata del messaggio di Amore - un Dio che si fa Uomo, vive la nostra stessa condizione umana sulla terra, per poi morire sulla croce per i nostri peccati liberandoci cosi dal peso del peccato e da una morte eterna. Questo è stata una libera scelta del Signore, un atto di amore e un dono gratuito perchè l'Umanità intera, immeritevole di salvezza e incapace di redimersi appieno da sola, possa salvarsi!!
Quale altra religione è portatrice di un messaggio di amore cosi profondo e altruista?

E cosi poco comprensibile che molti stentano a crederci - e pensano che per salvarsi bisogna eseguire tanti riti, seguire molti precetti e regole, fare sacrifici e provare dolore in questa vita.
Eppure il messaggio cristiano è cosi semplice e allo stesso tempo rivoluzionario Credi in Gesù Cristo a sarai salvato!

sabato 12 aprile 2008

L'offerta del bambino in Chiesa.


Un giorno, durante un culto in Chiesa, mentre si passava col piattino delle offerte, ognuno metteva quanto poteva. Quando il piattino arrivò accanto ad un bambino, questo disse:
"Metti giù il piattino delle offerte, per terra"
"Ma come, non posso metterlo per terra" gli rispose il fedele che passava col piattino - ma il bambino insistette.
Il fedele mise per terra il piattino e appena lo fece .... il bambino ci entrò dentro.
"Ma cosa fai?" gli chiese l'uomo e il bambino gli rispose "Non ho io del denaro da offire al Signore, cosi offro tutto me stesso".
Oggi questo bambino, divenuto adulto, è pastore di una Chiesa in Francia.

Perchè il Natale?


C’era un uomo che non credeva in Dio e non esitava a rendere noto agli altri il suo parere sulla religione e sulle feste come il Natale. Sua moglie, al contrario, credeva e aveva educato i figli a credere in Dio e in Gesù, nonostante i commenti ostili del marito.
Una nevosa vigilia di Natale la moglie si preparava a portare i bambini alla messa nel paesino di campagna dove vivevano. Chiese al marito se voleva andare con loro, ma lui rifiutò.
"È una storia priva di senso!" disse. "Perché Dio dovrebbe abbassarsi a scendere sulla terra come uomo? È ridicolo!" Così la donna e i figli uscirono e lui rimase a casa.
Poco dopo il vento cominciò a soffiare più forte e la nevicata divenne una bufera. L’uomo diede un’occhiata fuori dalla finestra, ma non riuscì a vedere altro che un accecante turbinio di neve. Si preparò a passare una serata tranquilla, seduto davanti al fuoco.
D’un tratto udì un forte tonfo. Qualcosa aveva colpito la finestra. Poi un altro colpo. Guardò fuori, ma si vedeva solo a poco più di un metro di distanza. Appena la nevicata si calmò un attimo si avventurò fuori per vedere cosa avesse colpito la finestra. Nel campo di fianco alla casa vide uno stormo di oche selvatiche. Evidentemente erano state sorprese dalla tempesta durante il loro viaggio per svernare a sud e non riuscivano a proseguire; si erano perse ed erano finite nella sua fattoria, senza cibo né riparo. Sbattevano le ali e svolazzavano sul campo in circoli bassi, alla cieca e senza meta. Un paio di loro erano andate a sbattere contro la sua finestra.
L’uomo provò pena per le oche e pensò di aiutarle. Il fienile sarebbe un bel posto per loro, pensò. È caldo e riparato; potrebbero passarci la notte e aspettare la fine della bufera. Così dopo aver spalancato la porta del fienile si mise ad aspettare, nella speranza che le oche notassero la
porta aperta ed entrassero. Ma le oche svolazzavano in giro senza meta, senza notare il fienile che avrebbe potuto significare la salvezza. L’uomo cercò di attirare la loro attenzione, ma sembrava solo spaventarle e farle allontanare.
Entrò in casa e ne uscì con del pane, che sbriciolò, formando un sentiero che portava al fienile. Non capirono.
Ora cominciava a sentirsi frustrato. Le aggirò alle spalle e cercò di cacciarle verso il fienile, ma esse si spaventarono ancora di più e si sparpagliarono in tutte le direzioni meno che verso il fienile. Niente di quel che provava a fare riusciva a farle entrare dove sarebbero state al caldo e al sicuro.
"Perché non mi seguono?!" esclamò. "Non vedono che è l’unico posto in cui possono sopravvivere alla tempesta?"
Ci pensò un attimo e si rese conto che non avrebbero seguito un essere umano. "Se fossi un’oca potrei salvarle", esclamò ad alta voce.
Poi ebbe un’idea. Entrò nel fienile, prese una delle sue oche e portandola in braccio aggirò di nuovo le oche selvatiche e si mise dietro di esse. Poi la lasciò andare. L’oca svolazzò in mezzo allo stormo e si diresse dritta nel fienile … e ad una ad una le altre oche la seguirono in salvo.
L’uomo si fermò un attimo in silenzio, ritornando con la mente alle parole che aveva detto poco prima: "Se fossi un’oca potrei salvarle!" Poi ripensò a quello che aveva appena detto a sua moglie: "Perché Dio dovrebbe voler diventare come noi? È ridicolo!" Improvvisamente capì; tutto acquistò un senso. Era quel che aveva fatto Dio. Noi eravamo come le oche … accecate, perse, destinate a morire. Dio aveva mandato Suo Figlio a diventare come noi per mostrarci la strada e salvarci. Era questo il significato del Natale.
Il vento e la neve accecante cominciarono a calmarsi. Anche la sua anima si calmò e lui si fermò a riflettere su questo pensiero meraviglioso. Improvvisamente capì il significato del Natale, il motivo per cui Gesù era venuto. Anni di dubbi ed incredulità svanirono come la bufera appena passata. Cadde in ginocchio sulla neve e fece la sua prima preghiera: "Grazie, Dio, per essere venuto in forma umana a tirarmi fuori dalla tempesta!" •